value stream mapping- il flusso informativo

Value Stream Mapping- Il flusso informativo

Value Stream Mapping- Il flusso informativo

Eccoci ritrovati al terzo capitolo della serie dedicata alla mappatura del flusso del valore.

Oggi, parleremo di come si integra il flusso informativo dell’azienda con il flusso fisico; quindi, detto in parole povere di come le informazioni arrivano in officina.

Come abbiamo già indicato e ripetuto più volte negli scorsi articoli, uno dei principi fondamentali del Lean Thinking è che il flusso fisico comanda sul flusso informativo; spesso però, prima di ogni trasformazione Lean, il concetto applicato è esattamente il contrario e quindi si pensa di ottenere un’officina efficiente semplicemente impartendo informazioni dall’alto.

Questo, è uno scatto di mentalità che soprattutto la direzione deve digerire e fare propria.

Purtroppo, l’esperienza più comune, chi più chi meno, che ogni azienda si trova ad affrontare è sicuramente quella dell’introduzione di un software di avanzamento della produzione, capace (secondo soprattutto chi lo sponsorizza 😊) di risolvere tutti i problemi e di tenere sotto controllo la situazione.

Risultato: uno strumento in più da gestire che emette un enorme quantità di dati eterogenei e inutili.

E’ chiaro, o almeno dovrebbe esserlo, che, finché non si ottiene un processo stabile, capace di dare risposte ripetibili nel tempo, l’introduzione di ogni tipo di software, non è altro che lavoro in più da accollare sia al responsabile che all’operatore.

Fatta questa premessa, per capire meglio il motivo per il quale si parte sempre dal campo per eseguire una mappatura del processo, entriamo nel pratico.

Prendi carta e penna e passa una giornata (o il tempo che ritieni necessario) a fianco dei tuoi colleghi e inizia a descrivere passo dopo passo cosa succede dall’arrivo dell’ordine del cliente alla messa in produzione passando per l’approvvigionamento dei materiali.

Chiedi ogni passaggio e annotati chi fa cosa, quando lo fa e in che modo lo fa (se per telefono, per mail o altro strumento di comunicazione).

Una volta che la descrizione e la panoramica ti sembra completa inizia a schematizzarla; uno strumento molto utile, di cui non mi dilungherò nella descrizione è il Makigami. Questo disegno, ti mostrerà tutti i corti circuiti e i passaggi inutili che l’informazione attraversa prima di arrivare a destinazione.

Tutto questo, poi, si integra con la mappatura del flusso fisico (utilizzando la simbologia idonea della VSM) che abbiamo costruito precedentemente.

 

mappatura del flusso

 

Nella foto, è riportata la mappatura del flusso informativo per il processo analizzato nel capitolo 1 (Current State Map).  

Si evince facilmente come la funzione del responsabile di produzione programma continuativamente; all’arrivo di ogni ordine in ogni reparto singolarmente, creando sicuramente disordine e dimostrando la non sincronizzazione tra i processi che lavorano a compartimenti stagni.

Quindi, ritornando al discorso che facevamo all’inizio del capitolo, sistemando e migliorando il processo fisico, rendendo scorrevole il fluire dei materiali in officina, si rende anche più snello il flusso informativo che è anch’esso tirato dalla domanda e dall’avanzamento dei materiali in produzione.

Lavorare con quest’obiettivo in testa significa raggiungere un livello tale di stabilità e di linearità del processo che permette al responsabile di produzione (o alla funzione dedicata) di concentrarsi su attività a valore (es: attività di miglioramento continuo) invece di affannarsi quotidianamente a spengere incendi e riprogrammare il non programmabile ☹.

Spero di non essermi dilungato troppo nell’esposizione e soprattutto spero di essere stato chiaro; quindi, che aspetti, procedi subito alla mappatura del valore della tua officina.

Nel prossimo capitolo, imposteremo la mappatura dello stato futuro; scopriremo come darsi un obiettivo a cui far tendere la nostra officina per far scorrere una volta per tutto il valore.

 

A presto,

Paoletti Leonardo

Lean Manager

Officine Cucini Srl


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Meccanica: la passione diventa professione

Cucini ha sempre creduto nella passione; siamo nati dalla passione di Vittore Cucini quando nel 1963, con le sue idee da visionario, ha fondato l’officina meccanica nello storico stabilimento di Certaldo. Negli anni abbiamo formato molti giovani e portato avanti passioni e creato nuove opportunità.

Oggi Anna ci racconterà la sua esperienza e come una sua passione sia poi diventata la sua professione.

"La mia passione? Esattamente non lo so quando è nata. Da che ne ho memoria l’ho sempre avuta.

Probabilmente è una passione ereditata da mio padre, quindi possiamo anche dire che, nel mio caso, si tratta di genetica.

Essendo una ragazza con una corporatura minuta, quasi nessuno credeva in me, nelle mie capacità e nella volontà di seguire ardentemente la mia passione. Essendo ai tempi molto timida, non è stato per niente facile a scuola.

Alle superiori scelsi il ramo della “meccanica e meccatronica”, e, naturalmente, ero l'unica ragazza in una classe di ragazzi.  Difficile era non ascoltare tutte quelle persone che mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta, che il lavoro di meccanico non è cosa da "femmina".

Devo dire che, delle volte, stavo quasi per iniziare a crederci anche io.

Ma nonostante tutte le difficoltà e tutte le volte in cui mi sono sentita fuori luogo e di aver sbagliato strada, mi sono diplomata e mi sono messa subito alla ricerca di un lavoro, ovviamente nelle officine meccaniche.

Inizialmente ero ritornata nell’officina di una concessionaria dove avevo fatto lo stage nel periodo scolastico, ma li non avevo futuro. Il titolare non credeva in me, non voleva che stessi dietro ai miei colleghi per imparare come lavorare, come risolvere i problemi riscontrati. A quei tempi facevo solamente tagliandi, cambio gomme e cambio pasticche freni (non che ci sia niente di male, ma io volevo imparare a fare tutto, o comunque quasi tutto).

Ero così contenta di lavorare in officina, di sporcarmi le mani, che non facevo molto caso al fatto che non sarei cresciuta professionalmente.

Devo ringraziare l’unico collega che credeva in me e vedeva la mia passione, il mio impegno e tutta l’anima che mettevo, grazie a lui ho dato valore a me stessa ed alle mie aspettative, quindi ho cercato un altro posto di lavoro.

Fu in quel momento che incontrai Simona Cucini (titolare di Officine Cucini). Mi sembrava incredibile aver trovato qualcuno che credesse a pieno nelle mie capacità. Un'azienda che mi permettesse di portare avanti la mia passione.

In Cucini sono potuta entrare veramente nel cuore delle macchine e nel mondo della meccanica. L'azienda mi ha permesso di crescere sia professionalmente che personalmente, con corsi di formazione, colleghi molto competenti e una famiglia che ama la meccanica e tutto ciò che ne consegue.

Quindi si, posso dire che la mia passione è diventata la mia professione e cosa c’è di meglio di svegliarsi la mattina ed andare al lavoro con il sorriso?"

 

 

Anna Bongiovanni

Tel. +39 0558073284

Ufficio Tecnico

e-mail   ingegneria@cucini.it